L’occasione è di quelle che catturano l’attenzione delle persone, a prescindere dalle loro idee: la raccolta di firme per dire NO al biodigestore, che si vorrebbe costruire a ridosso della Reggia di Caserta.
Nella centralissima piazza Cattaneo, sotto il gazebo allestito da Fabio Pellegrino, leader della lista “Caserta nel verde”, una delle nove che compongono il polo civico “Città Futura”, Pio del Gaudio è un fiume in piena e usa proprio la piazza come metafora per descrivere il degrado della città: «Caserta è proprio come questa piazza – asserisce con aria decisamente sofferta, mentre la pone all’attenzione degli astanti con ampio gesto della mano – che con i suoi tanti alberi dovrebbe costituire una deliziosa isola verde nel centro cittadino e invece è una piazza brulla, brutta, abbandonata, trascurata.
Una trascuratezza che pervade tutto il tessuto urbano, come ampiamente emerso l’altro ieri, (venerdì 17 settembre, n.d.r.), con la città letteralmente sommersa dall’acqua e il traffico impazzito in virtù di un normalissimo acquazzone che, da qualche tempo, un po’ dappertutto a onor del vero, si fa passare per “bomba d’acqua”, come se fossimo sulle coste statunitensi devastate da qualche potente tornado. Non è più possibile andare avanti in questo modo ed è giunto il momento di cambiare».
Alle sue spalle, sotto il gazebo, su un gigantesco telo bianco è scritto con caratteri cubitali: “NO AL BIODIGESTORE di CASERTA – FIRMA LA PETIZIONE”. In tanti si fermano sia per chiedere spiegazioni in merito all’iniziativa sia per firmare e qualcuno va via deluso per non poter apportare il proprio contributo in quanto minorenne o non residente nel comune.
Vengono comunque esortati a parlarne ad amici e conoscenti perché il biodigestore non farebbe male solo a Caserta, ma anche alle zone limitrofe. «È un progetto davvero folle – continua Del Gaudio – tanto più perché lo si vorrebbe realizzare in una zona non distante dalla reggia, deturpandola in modo irrimediabile anche in virtù dell’alto volume di traffico pesante rappresentato dal continuo andirivieni di autoarticolati. Non va sottaciuto, poi, che autorevoli scienziati hanno espresso molte perplessità sull’utilizzo del biodigestore come strumento per lo smaltimento dei rifiuti, ritenendo che sia impropria e fuorviante l’associazione dell’impianto alle fonti rinnovabili, che devono rappresentare il vero futuro per la tutela dell’ambiente. Sia pure con le cautele che la delicata materia impone, infatti, vanno evidenziate anche le voci distoniche rispetto a quelle “entusiastiche”, per lo più provenienti, però, chissà perché, da soggetti che trarrebbero grossi vantaggi economici dalle istallazioni dei biodigestori. Vanno presi in considerazione, infatti, i rischi connessi a possibili incidenti quali le fughe di gas, lo scoppio della membrana gasometrica, gli sversamenti dei liquami con possibile inquinamento delle falde acquifere.
Un impianto che sorgesse non distante da zone densamente popolate, poi, esporrebbe i cittadini alle emissioni nell’atmosfera dei composti azotati e solforati, non certo gradevoli all’olfatto, per non parlare del rilascio di microrganismi patogeni, dannosissimi per la salute. Anche il presupposto che l’impianto possa produrre un compost di qualità per l’agricoltura, secondo il parere di molti esperti, è da valutare con molta attenzione perché la temperatura necessaria alla produzione del gas favorisce i batteri capaci di resistere alle alte temperature. In pratica, per non farla troppo lunga e chiudere il discorso, parafrasando Don Abbondio, alla luce dei tanti rischi e dei sicuri problemi legati alla localizzazione, con certezza si può dire solo una cosa: «Questo biodigestore non s’ha da fare».
Del Gaudio non ha mancato di esporre altri aspetti salienti del corposo programma, dando molto risalto al sodalizio con l’imprenditore Vincenzo Bove, ideatore del progetto “Città futura”, invitando i cittadini non solo a “studiarlo per bene”, ma anche a ragionare “con calma” per valutare, senza pregiudizi, la realtà contingente alla luce dei fatti che sono sotto gli occhi di tutti e che possono essere mistificati solo in mala fede. Ha tenuto altresì a sottolineare l’equidistanza da agglomerati politici che si configurano e si presentano “caoticamente”, avendo perduto ogni reale connotazione ideale rispetto alle normali posizioni di destra e sinistra, essendo pervasi solo da logiche opportunistiche, che fanno registrare scomposti, osceni e continui trasformismi.
Il Polo Civico, di fatto, vuole rappresentare la vera alternativa a quello che si può definire un pericoloso degrado della politica, che vede anche aspiranti sindaci, espressione inconfutabile di partiti nazionali, come nel caso della coalizione di centrodestra, presentarsi agli elettori sotto mentite spoglie, con il malcelato intento di mascherare l’imbarazzante connubio, ritenendoli magari degli sprovveduti non in grado di discernere il grano dal loglio.
Con palpabile ed evidente soddisfazione, poi, ha manifestato il compiacimento per l’endorsement ricevuto dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, leader di “Coraggio Italia” che, pur operando nel perimetro del centrodestra, nell’ambito di una visione politica protesa a privilegiare la qualità a prescindere dagli schieramenti, in occasione della recente visita a Caserta ha voluto incontrarlo per manifestargli sincero apprezzamento e pieno sostegno, asserendo che il suo è un «partito aperto e inclusivo alle diverse sensibilità, in modo trasversale, e che bisogna far ripartire il Paese con una visione di maggiore amicizia e unità». Una visione che, per Caserta, di fatto, impone una scelta diversa rispetto a quelle della coalizione di cui fa parte e da egli stesso effettuate in altre realtà territoriali, che non può che inorgoglire i beneficiari.
Lino Lavorgna
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