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Marilyn, diva senza tempo e ispirazione per tutti

Novantacinque anni e non sentirli. Fascino e talento, uniti a una vita dissoluta e di successi, hanno fatto di Marilyn Monroe un’icona intramontabile. Il divismo diventava cifra della Hollywood Anni 50/60, quando l’accanimento per il gossip e il giornalismo scandalistico genere rivoluzionavano i mass media moderni.

Ancora lontani dalla rivoluzione rappresentata della rete e dall’avvento dei social network, è con le copertine in bianco e nero, le foto rubate agli attori del cinema e la curiosità morbosa per amori, tradimenti e vicende private, che nascevano lo star system e il suo fortunato indotto.

Gli anni di Louella Parsons e Hedda Hopper, le regine indiscusse del gossip che attraverso le rispettive rubriche potevano decretare il successo di un film, influenzare carriere e costruire la reputazione dei personaggi del momento. Nell’America dei consumi e del sogno americano dettato dal modello capitalistico, la Monroe è stata una delle prime celebrità a contribuire all’immagine di una donna intraprendente, la sublimazione di un canone femminile dalle linee morbide e dalle movenze mai volgari.

Il rossetto rigorosamente rosso, l’acconciatura cotonata biondo platino e l’eyeliner nero su un viso dall’incarnato chiaro, sono solo alcuni dei tratti distintivi di quello che nei decenni è diventato lo stile inconfondibile alla Marilyn Monroe.

Un merchandising fortunato costruito su oggetti simboli che vanno dal famoso profumo Chanel, a un genere di vestito svolazzante con gonna a ruota e scollatura sulla schiena che porta il suo nome, fino ai poster serigrafici e alle foto divenute famose per sguardi e pose ammiccanti.

 “Non mi importa di vivere in un mondo di uomini fintanto che posso esserci anch’io come donna”, affermava l’attrice che nel corso della sua vita affidò ai diari pensieri profondi sull’esistenza, i rapporti umani, le debolezze e le insidie del successo, e che mostrano i tratti di una femminista convinta.

Nella cornice delle lotte per la parità di genere e l’emancipazione femminile, la Monroe è stata il simbolo dell’intraprendenza femminile, della libertà di espressione anche sessuale che rifiuta schemi e moralismi e fa del corpo uno strumento di desiderio e immaginazione proibita. Tutta la sua vita si è mossa tra eccessi e provocazioni, matrimoni falliti, amanti illustri e abuso di barbiturici e alcol, ricoveri per problemi psichici e fasi di disintossicazioni, fino alla morte sospetta all’età di trentasei anni nella solitudine della sua abitazione di Brentwood a Los Angeles.

Eppure, tutti l’hanno amata per quella fragilità spesso nascosta dietro un’ostentata malizia e grazie ad abiti sexy dalle trasparenze spinte, come quello indossato per la promozione del film “Gli uomini preferiscono le bionde” nel 1953. 

 

Viene da chiedersi se avesse potuto affidare la comunicazione a un profilo social, cosa sarebbe Marilyn al tempo dei social. Oggi che il confine tra il concetto di diva e influencer digitale si è assottigliato, la popolarità si costruisce sulla narrazione costante e puntuale della quotidianità, su un paradigma che predilige la normalità all’irraggiungibile. Il segreto e la privacy lasciano il posto al racconto giornaliero dei personaggi famosi che si mostrano nel loro aspetto umano e si spogliano dei panni delle celebrità per avvicinarsi alle persone comuni. Forse anche la bionda più famosa del cinema sceglierebbe oggi Instagram per confondersi tra le star del web e pubblicizzare marchi di trucchi e vestiti, abbracciare cause sociali, presentare fidanzati, immortalarsi in giro per il mondo.

E basta guardare molte delle foto di Marilyn Monroe per capire come il suo modo di posare davanti all’obbiettivo sia stato di ispirazione per i selfie odierni e per chi vuole postare lo scatto perfetto sui social network.

Marita Langella

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