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Silvestri (Avsi): “Con Trump la cooperazione allo sviluppo si gioca tutto”

MondoSilvestri (Avsi): “Con Trump la cooperazione allo sviluppo si gioca tutto”

(Studenti nella scuola di San Kizito a Nairobi; foto credits: Fondazione Avsi)

ROMA – E’ un momento decisivo. Di confusione, vulgate che rovesciano la realtà e però anche sfide nuove. Con i tagli dei fondi americani a indicare una tendenza preoccupante e già più governi in Europa a seguire, dirottando fondi dalla cooperazione allo sviluppo alla “difesa”. Parole e pensieri di Giampaolo Silvestri, segretario generale di Fondazione Avsi. Che, sulla svolta che arriva dagli Stati Uniti di Donald Trump, sottolinea: “Noi non ci stiamo”.

MEZZO SECOLO IN AFRICA, MEDIO ORIENTE E AMERICA LATINA

Una presa di posizione che nasce dall’esperienza. Quella di Avsi è una storia di oltre mezzo secolo, nata a Cesena nel 1972 e alimentata ancora oggi da progetti di cooperazione in decine di Paesi del Sud globale, dal Medio Oriente all’Africa all’America Latina. L’impegno continua ma il contesto è cambiato: pesano i tagli all’assistenza all’estero decisi dagli Stati Uniti, il principale donatore a livello globale, capace di garantire solo nell’ambito umanitario ancora nel 2024 più del 40 per cento delle risorse globali.
“Dopo la chiusura repentina di Usaid e il congelamento dei fondi per progetti già contrattualizzati, a fine febbraio sono arrivate le comunicazioni di chiusura definitiva” riferisce Silvestri, citando le scelte dell’amministrazione Trump che dal 20 gennaio scorso hanno quasi azzerato l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale. “Nel caso di Avsi sono stati bloccati progetti per oltre 15 milioni di euro in Uganda, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Ecuador, Kenya e Brasile”.

IL DOVERE DELLA TUTELA

L’impatto è stato forte. “Come prima cosa abbiamo cercato di tutelare le persone che venivano assistite, circa 600mila in più parti del mondo” dice Silvestri. “Tentare di fornire comunque aiuto è un dovere, magari attraverso altri progetti negli stessi luoghi: a questo scopo abbiamo attivato una raccolta fondi che ha dato qualche risultato, utile almeno per le persone più fragile, si tratti di donne malate di aids con figli o magari di rifugiati venezuelani in Ecuador”.

COSA ACCADE AGLI OPERATORI SUL CAMPO

Un altro problema riguarda la tutela del personale locale impegnato sul campo. “Le persone spesate erano circa 400 e abbiamo pensato a ricollocarle, ma non ce la faremo in tutti i casi” ammette Silvestri. “Con la morte nel cuore abbiamo dovuto avviare pratiche per la cessazione dei contratti di molti operatori”. Le cosiddette “termination letter” sono problematiche sotto il profilo della sostenibilità sociale ma anche della conformità giuridica. “Possono essere contestate” sottolinea Silvestri, “perché non fanno riferimento ad alcun articolo dei contratti sottoscritti e dunque mancano di base legale”.

MEDIO E LUNGO PERIODO

C’è poi una prospettiva di medio e lungo periodo. “Il ritiro degli Stati Uniti mette in discussione il senso e le basi stesse della cooperazione” osserva il segretario generale. “Non è pensabile che arrivi qualcuno in grado di sostituire completamente Usaid: si creeranno grandi spazi per altri soggetti e magari per forme di partenariato non tradizionale, con rapporti ‘do ut des’, ai quali si ispirano già da un po’ altre potenze, come ad esempio la Cina”. E l’Europa? “I governi devono fare una riflessione perché oggi c’è un po’ un effetto imitazione” evidenzia Silvestri. “Il Belgio ha tagliato i suoi fondi del 25 per cento per i prossimi anni, mentre in Inghilterra Keir Starmer ha annunciato che per aumentare la spesa per la difesa taglieranno gli investimenti nella cooperazione”. Parte dell’equazione è ovviamente l’Ue, con la Commissione chiamata a confermare le quote previste nel quadro finanziario pluriennale. Secondo Silvestri, “il tema vero è la necessità di una riflessione sul valore e il senso della cooperazione”. Bisognerebbe dimostrare dati alla mano che “spendere soldi” non è solo utile ma è essenziale. “Perché tutto ciò che accade in Africa”, sottolinea il segretario generale, “ha un impatto anche sull’Italia”.
Sta nei titoli di giornali e tg il riferimento a Rearm Eu, la piano della Commissione europea di investire 800 miliardi di euro in tecnologie militari e di “difesa”. “Ci auguriamo che la proposta non vada a incidere o perlomeno non in maniera importante sui fondi disponibili per la cooperazione” dice Silvestri. “Più che un rischio è una certezza, l’equazione è abbastanza diretta: è però necessario battersi perché almeno la Commissione europea mantenga gli stessi livelli di risorse”.

LE GARANZIE DEL PIANO MATTEI

C’è poi il caso dell’Italia, a suo modo particolare. Nell’intervista viene citato il Piano Mattei, l’iniziativa del governo di Giorgia Meloni che promette di rafforzare con i Paesi dell’Africa una cooperazione “non predatoria” e “da pari a pari”. “Credo che possa essere un po’ una garanzia” sottolinea Silvestri: “Il governo e la presidente del Consiglio hanno investito una credibilità, anche a livello personale”.
Si vedrà. Avsi intanto segna sul calendario la Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo che è in programma a Siviglia, in Spagna, tra fine giugno e inizio luglio. “Sarà un momento decisivo”, sottolinea Silvestri, “perché in quell’occasione tutti i differenti attori della cooperazione, dagli Stati ai fondi e alle banche di sviluppo, dovranno dire cosa intendono fare”.

DA SIVIGLIA A BELEM, NULLA E’ SCONTATO

Ma attenzione: è bene sapere che, oggi più che mai, nulla è scontato. “Le decisioni degli Stati Uniti stanno sconvolgendo l’agenda” evidenzia Silvestri. “Il tema adesso non è solo ‘come’ ma anche ‘se’ ci sarà il finanziamento allo sviluppo; e bisognerà capire se gli Stati Uniti a Siviglia ci saranno oppure no, come pure alla Cop30, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a novembre a Belem, nell’Amazzonia brasiliana”.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

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