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Papa: l’umanità continua a fare scempio del creato

AttualitàPapa: l'umanità continua a fare scempio del creato

“Tornare all’armonia dello Spirito, come insegna S. Francesco”

Roma, 29 mag. (askanews) – “L’apostolo Paolo introduce un elemento nuovo” nel rapporto “tra lo Spirito Santo e il creato. Parla di un universo che ‘geme e soffre come nelle doglie del parto’. Soffre a causa dell’uomo che lo ha sottoposto alla ‘schiavitù della corruzione’. È una realtà che ci riguarda da vicino e drammaticamente. L’Apostolo vede la causa della sofferenza del creato nella corruzione e nel peccato dell’umanità che lo ha trascinato nella sua alienazione da Dio. Questo resta vero oggi come allora. Vediamo lo scempio che del creato ha fatto e continua a fare l’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse”. Così Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro, nella quale – iniziando un nuovo ciclo di catechesi su “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza” – ha incentrato la sua riflessione sul tema “Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”.

“San Francesco d’Assisi – ha ricordato – ci indica una via di uscita, bella, per tornare all’armonia dello Spirito: la via della contemplazione e della lode. Lui voleva che dalle creature si levasse un cantico di lode al Creatore: ‘Laudato si’, mi Signore…’. Un salmo dice così: ‘I cieli narrano la gloria di Dio’, ma hanno bisogno dell’uomo e della donna per dare voce a questo loro grido muto. E nel ‘Santo’ della Messa noi ripetiamo ogni volta: ‘I cieli e la terra sono pieni della tua gloria’. Ne sono, per così dire, ‘gravidi’, ma hanno bisogno delle mani di una buona levatrice per dare alla luce questa loro lode. La nostra vocazione nel mondo, ricorda ancora Paolo, è di essere ‘lode della sua gloria’. Si tratta di anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere. E nessuno ha gioito delle creature più di Francesco d’Assisi, che non ne ha voluto possedere nessuna”, ha concluso Bergoglio.

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