lunedì, 9 Settembre , 24

Nigeria, l’attivista: “La povertà ci toglie il respiro, protesteremo finché non faranno riforme valide”

MondoNigeria, l’attivista: “La povertà ci toglie il respiro, protesteremo finché non faranno riforme valide”

ROMA – “In Nigeria povertà e privazioni sono arrivati a un livello allarmante, la gente non ne può più. I governi da anni fanno promesse che non mantengono, intanto i giovani non hanno lavoro, tanti bambini sono analfabeti, e si fatica a trovare lavoro e anche chi ha un impiego fatica a comprare da mangiare. La vita qui è impossibile ma non possiamo emigrare, a causa delle restrizioni imposte dall’Unione europea.
Che ci resta, se non protestare?”. Questa la testimonianza all’agenzia Dire di Mark G., attivista di Lagos, seconda città della Nigeria, che chiede di mantenere l’identità anonima. Nel paese tra i più popolosi d’Africa e tra i principali esportatori di petrolio, dall’1 agosto le piazze delle città si stanno riempiendo di manifestanti che chiedono le dimissioni del governo del presidente Bola Ahmad Tinubu, in carica da poco più di un anno, per aprire la strada a riforme economiche a partire dal costo della vita sempre più alto. Così, le organizzazioni hanno convocato 10 giornate di mobilitazioni. Le iniziative, assicura Mark, si ispirano alle precedenti proteste della “generazione Z” che in Kenya hanno portato a un rimpasto di governo, ma anche agli studenti del Bangladesh, che coi loro cortei hanno spinto alle dimissioni la prima ministra: “Anche quel movimento è di ispirazione- continua Mark G.- il mondo è attraversato da un’ondata di dissenso perché la gente è stanca di soffrire povertà e mancanza di prospettive, e di sentirsi dire dai propri politici che deve ‘stringere la cinghia’, mentre loro fanno una vita agiata“.

IL PAESE STRETTO NELLA MORSA DELLA CRISI ECONOMICA

La scintilla del disagio in Nigeria è stata la decisione del governo di tagliare i sussidi per il carburante: “Senza- riferisce l’attivista- tutto diventa molto più caro, a partire dai prodotti alimentari”, dato che il carburante serve a trasportare i beni, ma anche a produrli. Per non parlare dei generatori a gasolio, indispensabili in un paese dove la copertura della rete elettrica ancora è incompleta e non sempre efficiente. Le proteste però, come riportano attivisti e oppositori, sono state duramente represse. Amnesty International stima 13 morti e accusa le forze di sicurezza. A inizio settimana il presidente Tinubu ha chiesto il ritorno alla calma e assicurato: “Il governo vi ascolta ed è al lavoro”. Il capo dell’esecutivo rivendica varie iniziative: dal fondo da 70 milioni di dollari per i giovani, a sovvenzioni per le aziende e poi l’aumento del salario minimo da 30.000 naira (circa 20 dollari) al mese a 70mila naira (45 dollari). Ma non basta: un sacco di riso da 50 chili è passato da 32mila naira a febbraio a 90mila naira ad agosto a causa di un’inflazione record di quasi il 35%.

In un vertice di mercoledì col corpo diplomatico ad Abuja, i funzionari governativi hanno dichiarato che “Tinubu ha assunto l’incarico durante uno dei periodi più difficili della storia della Nigeria, in cui il Paese spendeva il 97% di tutte le sue entrate per ripagare il debito. A ciò si aggiungono povertà diffusa, disoccupazione crescente, infrastrutture fatiscenti e insicurezza”, sfide a cui starebbe rispondendo “con riforme audaci ed efficaci”.

Ma finora i cittadini non sono sembrati soddisfatti. Le proteste attuali, prevede Mark, “si fermeranno solo quando verranno realizzate riforme economiche e politiche realmente orientate agli interessi della gente, perché quelle portate avanti finora non hanno funzionato”. Quanto a Tinubu, “non mi aspetto che si dimetterà come la premier bengalese Sheikh Hasina, perché”, conclude, “in Africa i leader non cedono mai alle pressioni popolari”.

L’articolo Nigeria, l’attivista: “La povertà ci toglie il respiro, protesteremo finché non faranno riforme valide” proviene da Agenzia Dire.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

Potrebbe interessarti

Check out other tags:

Articoli popolari