La sala Catasti, Archivio di Stato
L’Archivio di Stato, inaugurato nel 1845, è uno dei luoghi più spettacolari della città, eppure rimane ancora decisamente poco conosciuto al grande pubblico. Occupa gli spazi dell’ex monastero dei benedettini di SS. Severino e Sossio, fondato nel 902 e poi ricostruito nel 1500.
All’interno è possibile visitare la splendida sala dei Catasti, già del Capitolo, realizzata tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. L’ambiente ha magicamente conservato l’atmosfera tipica dei luoghi di raccoglimento spirituale. Meravigliosi gli affreschi sulla volta eseguiti da Belisario Corenzio nel 1608 che, secondo la leggenda, morì nel 1646 dopo essere caduto da un ponteggio proprio mentre era intento ad affrescare il transetto della chiesa adiacente al convento. Le raffinate decorazioni illustrano ai monaci i precetti della regola benedettina condensati nella massima “Ora et labora”.
La sala contiene anche i cosiddetti catasti onciari, preziosi documenti (contenuti in circa 9000 volumi) redatti dal 1740 al 1752 nell’ambito di un poderoso tentativo di riforma del sistema fiscale voluto da Carlo di Borbone. Ciascun documento costituiva una sorta di dichiarazione dei redditi ante litteram: vi erano infatti censiti tutti i dettagli sui beni di proprietà delle singole famiglie quali immobili, terreni e animali. A seguito di una valutazione pubblica il patrimonio veniva poi stimato e tassato. L’oncia rappresentava l’unità di conteggio del tempo.
Elena Regina Brandstetter
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