In pochissimi lo sanno, ma il territorio del Comune di Napoli è al secondo posto in Europa, dopo Vienna, come numero di ettari destinati ai vigneti: Agnano, i Camaldoli, Posillipo, il Vomero, sono le aree delle città che ne ospitano la maggior parte. La diffusione capillare delle vigne urbane non è la sola tipicità locale in tema di vino: Napoli è, infatti, una delle poche zone al mondo che, grazie alla conformazione del territorio, conserva il tipo di coltivazione a piede franco, ovvero senza l’utilizzo della vite americana come portainnesto. Una rarità, apprezzata da enologi e amanti del vino, perché in grado di preservare la purezza dei vitigni e la tradizione del metodo di coltivazione, e una sorta di miracolo romantico della natura. Il prodotto è geneticamente lo stesso vino delle origini, arrivato a Napoli e a Cuma dalla Grecia e testimone di una storia lunga quasi tremila anni. Ecco alcuni tra i produttori che lavorano ogni giorno per la valorizzazione di un territorio generalmente poco conosciuto, e dove sarà possibile effettuare delle visite per scoprire un patrimonio prezioso.
Raffaele Moccia (Azienda Agricola Agnanum, via Vicinale abbandonata agli Astroni 3, tel.: 0812303507, www.agnanum.it). La sua vigna nel cuore di Agnano narra alla perfezione la storia di una “viticultura eroica”, ovvero di quelle coltivazioni situate in aree a rischio di dissesto o di particolare valore paesaggistico che vengono caparbiamente tenute in vita. Questo vitigno è stato piantato ben prima dell’Unità d’Italia, e Raffaele è uno degli ultimi custodi del vocabolario locale che racconta il lavoro in vigna e gli attrezzi del mestiere.
Gerardo Vernazzaro gestisce le Cantine Astroni (via Sartania, 48, tel. 0815884182, www.cantineastroni.com). Se qualcuno gli chiedesse di parlare del suo vino o delle sue vigne potrebbe ricevere risposte inaspettate: un excursus sulle leggende legate al nome Astroni, aneddoti sulle dominazioni greca e romana, citazioni di letteratura di settore, formule chimiche, nozioni di geologia e geografia, e così via.
La vigna di Salvatore Varriale (Azienda Agricola Varriale, via Santo Strato a Posillipo 10, tel. 0817691288, www.aziendavarriale.it) affonda le radici nel cuore della storia partenopea, giacché è situata in un’area con vincolo archeologico, e con il mare così vicino da miscelare il suo odore con quello della Falanghina e del Piedirosso.
Luca Palumbo (Cantine Federiciane Monteleone, via Antica Consolare Campana, 34, Marano di Napoli, tel. 0815765294, www.federiciane.it) è l’enologo dell’azienda. In pochi minuti può raccontare, momento per momento, i tantissimi mesi che ci sono dietro la nascita di una bottiglia di spumante, nonché della sua idea di futuro, fatto di coltivazioni biologiche e di diffusione della cultura della terra e della vigna.
La vigna napoletana di Aniello Quaranta (Azienda Agricola Quaranta, via Pietra Spaccata, 4, Marano di Napoli, tel. 0815873495, www.levigneflegree.com) è alle pendici del Monte Prospetto, sul versante sud est della collina dei Camaldoli, località Pietraspaccata. Una parte della città ancora poco conosciuta ed esplorata e da cui si riesce a scorgere una parte sterminata della provincia partenopea e, ancora oltre, le isole Pontine. Qui dominano silenzi e paesaggi che nei secoli scorsi hanno favorito il sorgere di eremi. È possibile vivere la vertigine di una vigna che salta di quota lungo il fianco della collina.
Elena Regina Brandstetter
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