lunedì, Aprile 29, 2024
HomeAttualitàLa testimonianza dell'ex ambasciatore al Cairo: segni di torture sul corpo di...

La testimonianza dell’ex ambasciatore al Cairo: segni di torture sul corpo di Regeni

Date:

Articoli correlati

Meloni: in dl Coesione riduzione oneri contributivi neo assunti

“Misure per sostenere occupazione giovani e donne e nuove...

L’Agcom: è boom di traffico dati su mobile e non solo

Nel 2023 +245% sul 2019 Milano, 29 apr. (askanews) –...

Sentito il diplomatico Maurizio Massari

Roma, 16 apr. (askanews) – “Andai di persona nell’obitorio dove era tenuto il corpo di Giulio. Erano evidenti segni di torture, dei colpi ricevuti su tutto il corpo con ematomi e segni di fratture e tagli”. Lo ha detto l’ex ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, nel corso della sua audizione come testimone nel processo per il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Sotto accusa, davanti alla corte d’assise di Roma, ci sono quattro 007 egiziani.

Il diplomatico, che oggi rappresenta l’Italia alle Nazioni Unite, ha ricostruito i giorni della scomparsa di Giulio. “La prima volta che mi venne fatto il nome di Regeni fu la notte del 25 gennaio del 2016 – ha raccontato Massari – Ricordo di avere ricevuto intorno alle 23.30 una telefonata di un professore italiano che mi disse di non avere più notizie di lui da alcune ore e che non si era presentato ad un appuntamento che avevano quella sera e il cellulare risultava spento”.

Subito venne avvisato il capocentro dell’Aise in ambasciata. Però non risultava alcuna notizia su Regeni. Il 2 febbraio, dopo che la notizia della sparizione di Regeni era diventata ufficiale, l’ambasciatore venne ricevuto dal ministro dell’interno d’Egizitto. “Non avemmo alcuna notizia sulle sorti di Giulio, ma il ministro fece dei riferimenti alle videocamere della metropolitana del Cairo dalle quali non risultava alcun passaggio di Giulio la sera del 25 gennaio”.

Poi Massari ha aggiunto: “Ricordo poi che ho ricevuto alcuni messaggi dalla tutor di Regeni presso l’università americana al Cairo. Fu lei a dirimi dove si trovava il corpo, mi consigliò di recarmi lì e di insistere affinchè l’autopsia non venisse effettuata in Egitto”.

Ultimi pubblicati