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Il disegno di legge amplia la definizione di donna imprenditrice

AutoprodottiIl disegno di legge amplia la definizione di donna imprenditrice

“Sono molte le donne imprenditrici nelle imprese, ma secondo la legge nazionale n. 215 del 25 febbraio 1992 non hanno accesso ai fondi per l’imprenditoria femminile”. Così Elena Morelli, deputata della Lega e capofila della proposta di legge “Modifica e consolidamento della legge 25 febbraio 1992, n. 215, recante azioni positive per l’imprenditoria femminile”, in occasione della conferenza stampa per il lancio della Proposta di legge sull’imprenditoria femminile.

L’idea di tale proposta di legge è nata durante una riunione della Confimi, per colmare la carenza e fornire finanziamenti a un maggior numero di donne che lavorano nelle imprese. Infatti, ha sottolineato Vincenza Frasca, presidente Gruppo Donne Confimi Industria, “la legge considera ‘imprese femminili’ quelle in cui le donne detengono il 60% delle quote”.

“Abbiamo fatto un’indagine e ci siamo rese conto che ci sono molte donne nelle imprese ma non possono avere fondi a causa di questa legge restrittiva. Ci siamo detti che dovevamo aggiornare la legge. Il disegno di legge era un tentativo di ridurre le quote al 51% e di enfatizzare il controllo delle donne in azienda”, ha spiegato Frasca. “Non è un’imposizione e non è un ‘voto per una testa sola’. Sottolineiamo le figure delle persone che gestiscono l’azienda, perché sono le persone al vertice che gestiscono l’azienda, e consideriamo il 51% anche il management”.

Morelli ha continuato: “Grazie a uno studio dell’Università di Verona e di Confimi, sappiamo che se riduciamo la capacità al 51%, la categoria delle imprese a conduzione femminile salirà al 33% e si amplieranno i beneficiari dei fondi. Il Governo ha fissato l’obiettivo di creare 2.400 nuove imprese femminili entro il 2026 e la modernizzazione di questa legge potrebbe essere un mezzo per raggiungere questo obiettivo”, ha proseguito.

“Questa proposta non è finalizzata alla contesa politica, ma è positivo vedere i partiti avanzare idee per il bene comune”, ha sottolineato Frasca. “Sono passati tre mesi dall’8 marzo. La politica è accusata di essere lenta, ma è già bello essere qui”. Alessandra Gallone, senatrice di Forza Italia, ha dichiarato: “Ora discuteremo il disegno di legge e speriamo di riuscire a presentarlo in tempo al Senato. È ua proposta di legge semplice ed efficace. Ci sono anacronismi che vanno corretti”.

La deputata Morelli ha rassicurato sulla possibilità di un ‘prestanome’ nelle aziende e ha sottolineato la questione della formazione e innovazione, affermando che “il ministro Bonetti ci ha assicurato che c’è un controllo a livello di PNRR. Solo il 19% delle imprese a conduzione femminile possiede conoscenze innovative, un dato inferiore alla media europea. Ritengo che la padronanza delle c.d. ‘stem’ (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) sia un problema e che sia necessario fornire programmi che aiutino le donne ad uscire dal recinto degli studi umanistici”.

La deputata Morelli ha aggiunto: “Si parla molto di empowerment delle donne, anche a livello europeo. Tuttavia, non esiste una definizione di impresa femminile a livello europeo. Si tratta di un’omissione importante e di una contraddizione che i nostri eurodeputati dovrebbero affrontare. La legge si appella anche al Governo affinché dia dei segnali. Si appella anche agli altri partiti politici affinché utilizzino i fondi del PNR dedicati alle imprese femminili”, ha concluso.

Lucio Giacomardo

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