Quando il cinema decide di parlare della vita nel suo quotidiano, nella sua irrefrenabile corsa contro il tempo e lo spazio, il rischio è di proporre un racconto di finzione troppo distante dal reale. La distanza viene rappresentata e sintetizzata dal un filtro di formalità, di decenza che si sceglie sovente di applicare ai protagonisti della vicenda. Pertanto cosa fa di un film un’opera realistica e sincera? La sua aderenza, seppur per certi versi ruvida e moralmente discutibile, a ciò che avviene normalmente nella nostra società, che nella maggior parte dei casi non è sempre eticamente corretto. Nel film diretto da Mia Hansen Love, la protagonista Sandra è molto più vicina a noi di quanto si immagini. Divisa tra l’affetto nei confronti della figlia e del padre, Sandra vive la sua vita appieno senza rimorsi e accettandone saggiamente tutte le sfumature. E’ una madre single e lavora come interprete. A rompere questa routine composta da impegni lavorativi e personali (la stessa infatti si occupa anche del padre affetto da una malattia neurodegenerativa), è un incontro inaspettato con un suo amico di vecchia data, Clement. Tra loro scatta sin da subito un’attrazione che nel giro di poco si trasforma in una relazione di passione. Ma Clement è un uomo sposato e Sandra capisce che questo amore non potrà essere vissuto liberamente come sperava. Tuttavia i due non riescono a fare a meno di amarsi e desiderarsi, quasi fosse un modo per distrarsi dalle loro preoccupazioni quotidiane, lasciandosi andare a questa forza vitale e positiva. Di questo piccolo grande film si apprezza infatti il suo tenere unite tante cose, come spesso accade nella vita reale. Se da un lato la sofferenza priva di colore il quotidiano, dall’altro l’imprevedibilità del destino è capace di donare uno spiraglio di speranza e di fiducia nel domani, attraverso l’amore. La regista francese Mia Hansen Love, moglie di un nome prestigioso del cinema internazionale come Olivier Assayas, dirige in modo impeccabile questo racconto essenziale, che nella sua semplicità parla in modo diretto della precarietà dell’esistenza. Nel cast oltre ad una ammaliante Léa Seydoux, qui lontana da orpelli chic e fatali, troviamo anche Pascal Greggory, Melvil Poupaud e Nicole Garcia. In sala a partire dal 12 gennaio.
Giada Farrace
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