Se possiamo riconoscere universalmente una cosa è che personaggi carismatici come Dave Grohl davvero ne nascono di raro. Lo storico batterista dei Nirvana e attuale frontman dei Foo Fighters oltre ad essere un grandissimo musicista, è anche una persona che non smette mai di contaminare il suo mondo con scenari di tutt’altra matrice.
Così, appassionato da sempre di letteratura horror e film splatter di culto, Dave scrive una storia, una sorta di racconto biografico ispirandosi ad un universo piuttosto vicino al cinema di John Carpenter. Da questa storia nasce Studio 666, un film particolarissimo che strizza l’occhio agli esperimenti cinematografici fatti in passato da musicisti come Alice Cooper, dove la chiave horror si mescola all’ironia connaturata in queste strambe ed iconiche rockstar.
Sotto la direzione di BJ Mcdonnell, il film ha come fulcro la registrazione e soprattutto la scrittura di un nuovo album per i Foo Fighters. Nel film difatti, Dave Grohl interpreta se stesso come d’altronde tutti gli altri componenti della band. Stanchi di incidere in studio le tracce dei loro album, i FF ed in particolare Dave, cercano qualcosa che possa ispirarli profondamente per creare un disco con un sound innovativo, che faccia da spartiacque.
Così decidono di trasferirsi in una vecchia villa anni 80, in cui secondo una sinistra leggenda, molti anni prima il frontman di una rock band impazzì uccidendo brutalmente tutti gli altri musicisti, lasciando incompleto un misterioso e folgorante album. La voglia di iniziare una nuova avventura in questa funesta abitazione spinge la band a trasferirsi stabilmente nella villa fino a quando l’album non vedrà la luce. Sarà soltanto l’inizio di una lunga e incessante serie di inquietanti eventi.
Definire questo prodotto un vero e proprio horror è praticamente come prendersi gioco di film davvero terrificanti. Di fatto, il film si presenta come un godibile splatter che rispetta molte regole del genere, lasciandosi più volte andare a trovate visive davvero notevoli. Ma di inquietante c’è davvero poco, lo si vede più per divertimento e voglia di leggerezza perché in fin dei conti Dave Grohl è la quintessenza dell’ironia, capace di rendere spassosa anche la decapitazione di un uomo.
Giada Farrace
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