Ad Hollywood funziona sempre che se sei un nome noto allo star system devi conseguentemente sottostare a determinati schemi ricorrenti che finiscono con l’ingabbiare in un archetipo ben preciso ogni attore.
Un vicolo cieco capace di portare inevitabilmente ad etichettare quell’interprete, affibbiandogli ruoli e status che tendono ad indebolire fortemente la sua personalità e identità. Pochi artisti sono riusciti ad autodeterminarsi in modo indipendente dallo star system, uno tra questi è Russell Crowe.
Intenso attore, che ha avuto modo di dimostrare il suo talento attraverso ruoli molto importanti come quello che gli è valso un oscar ossia il comandante Massimo Decimo Meridio nel colossal Il Gladiatore, Crowe ha da poco intrapreso il percorso impegnativo della regia.
Risale al 2014 infatti il suo esordio alla The Water Diviner, un dramma corale dai toni western che aveva esaltato un talento inedito alla regia, caratterizzato da un occhio molto scrupoloso e carnale.
A distanza di otto anni, Crowe finalmente torna dietro alla machina da presa, dirigendo un thriller ambientato nel controverso mondo del gioco d’azzardo, il titolo del film è Poker Face. Presentato alla diciassettesima Festa del Cinema di Roma, Poker Face racconta la storia di un uomo di successo (interpretato dallo stesso Crowe), il quale per un’occasione molto speciale organizza un partita a poker nella sua splendida tenuta a Miami coinvolgendo alcuni dei suoi migliori amici.
La posta in gioco corrisponde ad un’ingente somma di denaro, ma in cambio i vincitori dovranno sottostare ad un condizione piuttosto scomoda e pericolosa.
Il film pur presentando alcune ingenuità a livello di sceneggiatura, si lascia apprezzare per la passione e per la coerenza nel tema affrontato con estrema cura e dedizione.
Russell Crowe oltre ad essere un eccezionale attore, è anche un regista molto carnale, e questa sua carnalità nel raccontarci le sue storie, ci permette sempre di entrare in totale empatia con i protagonisti. Una bersaglio colpito appieno, che ce lo fa amare ancora di più per la sua profonda concezione del cinema e della vita.
Giada Farrace
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