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Non siamo più vivi, la survivor story horror che conferma la qualità delle serie sudcoreane

Di storie su epidemie letali ne sono state raccontate tante, come d’altronde sono stati realizzati numerosi film su esseri terrificanti comunemente chiamati zombie. Ma ciò che contraddistingue una bella serie horror sugli zombie da tutto il resto dei contenuti streaming omologati, è il fattore originalità.

Perché come appena enunciato, il tema tende a ripetersi infinite volte, pertanto investire in un progetto non proprio nuovo, significa prendersi dei rischi. Ma a quanto pare, gli autori sudocoreani oltre che coraggiosi, sono anche dotati di una grande originalità, e cercano puntualmente di varcare il confine del prevedibile.

Ce lo hanno dimostrato serie come Squid Game, il cui successo non è mai stato legato ad un mood o ad una svilente tendenza, ma ad un gusto e una qualità davvero alta che di rado si riscontra su piattaforme on demand. Passo dopo passo la Corea del Sud scala le classifiche di Netflix, collezionando successi planetari, e ancora una volta presenta al pubblico una serie accattivante e piacevole come Non siamo più vivi. Nella serie, un professore di scienze di un liceo coreano causa lo scoppio di un’epidemia letale a seguito di un esperimento andato oltre l’immaginabile. Il virus, uscito sventuratamente dal laboratorio, trasforma gli esseri umani in zombie assetati di sangue. Così un gruppo di studenti, resta intrappolato all’interno del loro liceo, e viene impossibilitato nell’evasione a causa di un esercito di zombie che ha invaso l’ambiente circostante la struttura scolastica. 

Ostaggi di una situazione inverosimilmente disastrosa, i ragazzi dovranno cercare di sopravvivere in attesa di aiuti esterni. Una survivor story dai toni plumbei e inquietanti, con qualche richiamo splatter senza però eccedere, Non siamo più vivi porta sullo schermo quei meccanismi classici di genere, che piacciono tanto ai più appassionati, senza però trascurare la caratterizzazione dei personaggi che scorrono davanti ai nostri occhi, ognuno di essi approfondito correttamente. Sebbene la quantità degli episodi sia maggiore rispetto alle altre serie su questa scia, lo spettatore non avverte alcun tipo di pesantezza, responsabile anche un bel ritmo tirato dall’inizio alla fine. Insomma, un prodotto interessante ricco di sottotrame e colpi di scena.

Giada Farrace

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