La notte degli Oscar come ogni anno è uno di quei rari eventi capaci di regalare momenti di grande spettacolo nonché sipari tra star del cinema hollywoodiano a dir poco sopra le righe. Quest’anno il premio più ambito nel mondo del cinema ossia l’Oscar al miglior film, è andato a Coda – I segni del cuore opera diretta da Sian Heder remake di un film francese uscito nel 2014.
Una vittoria inaspettata e molto lontana dalle previsioni di una larga fetta di critica che vedeva come favoriti Belfast di Kenneth Branagh e il Potere del cane di Jane Campion. Tuttavia, a spuntarla è stata un’opera molto delicata e profonda capace di toccare l’anima del pubblico. Nel film, la protagonista è Ruby, un’adolescente unica udente della sua famiglia composta dai genitori Frank e Jackie e dal fratello maggiore Leo (tutti totalmente privi di udito).
La ragazza nel suo tempo libero si dedica ad aiutare il padre e il fratello nella gestione dell’attività familiare in un peschereccio, ma sogna di poter dedicarsi al canto possedendo una splendida voce. Un giorno spinta dalla presenza di un ragazzo che le piace, decide di iscriversi ad un corso di canto, un gesto che se da un lato le farà comprendere di avere un grande talento dall’altro attirerà dei dissidi in famiglia per una naturale incomprensione da parte della sua famiglia.
Ma la passione di Ruby e la sua voce ricca di sfumature e colori riusciranno a persuadere tutti aprendole le porte di una delle scuole di musica più importanti del paese, la Berklee. Il film diretto da Sian Heder, ha la pregevole dote di scorrere leggero nonostante il tema affrontato, piuttosto drammatico.
Forte sia di una sceneggiatura ben scritta e di un cast di assoluti fuoriclasse, Coda riesce a mantenere un equilibrio perfetto tra commedia e dramma, raccontando con grazia una storia di amicizia e di rapporti familiari in continuo confronto. In una rosa di titoli importanti, Coda è riuscito ad aggiudicarsi il premio più prestigioso e simbolico proprio per la genuinità di una storia toccante e sincera, arricchita dalla performance di una giovane interprete (Emilia Jones) che regge con estrema abilità la scena e che non cede mai il passo alla melensaggine. Ed è forse proprio questa la carta vincente del film, riuscire a comunicare oltre le parole oltre il sentimentalismo più banale.
Giada Farrace
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