domenica, Aprile 28, 2024
HomeAttualitàExsurge Europa, prima che sia troppo tardi

Exsurge Europa, prima che sia troppo tardi

Date:

Articoli correlati

Donne del Vino: il 9 maggio a Monza evento per Unione Italiana Ciechi

Alla Villa Reale “Degustazione a occhi chiusi” guidata e...

Dal 26 al 28 aprile a Perugia il festival dei birrifici umbri

Ubeer, con 13 produttori, 8 food trucks e musica...

Sold out il concerto di Gianni Fiorellino al Maradona

L’annuncio negli studi Rai di Roma durante la trasmissione...

Incipit
“Il presidente americano Joe Biden ha sollecitato il Congresso americano ad approvare rapidamente la sua richiesta di fondi supplementari per l’Ucraina e a mandare un forte segnale della determinazione statunitense, ammonendo che continuando a non agire si mette in pericolo la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, l’alleanza Nato e il resto del mondo libero”. (Fonte: Casa Bianca)

Non si può più perdere tempo

Zelensky –  che è bene ribadirlo, sarà ricordato nei libri di storia come uno dei più grandi esseri umani mai nati in questo Pianeta – nel recente summit di Davos è stato molto chiaro, iniziando il suo discorso con una ferma critica a quel  “don’t escalate” da tutto l’Occidente ignominiosamente pronunciato dopo la vile aggressione russa (non reagite con troppa insistenza, resistete solo per il minimo indispensabile, non attaccate i russi nel loro territorio, etc; N.d.R.): «Con sanzioni più efficaci forse Putin avrebbe ceduto (il forse è pleonastico, nel rispetto di uno stile sempre delicato e pacato, la qual cosa esalta ancor più la sua grandezza, N.d.R.). Con la non escalation si è perso tempo, si sono perse vite e opportunità. Il congelamento della guerra in Ucraina può essere la sua fine? Non voglio accontentarmi dell’ovvia verità – ogni conflitto congelato finirà per accendersi – e vi ricordo che dopo il 2014 vi sono stati tentativi di congelare la guerra nel Donbass. Ci sono stati garanti molto influenti come il presidente o il cancelliere della Germania e il presidente della Francia, ma Putin è un predatore che non si accontenta dei prodotti congelati. […] Dobbiamo ottenere una superiorità aerea per l’Ucraina come abbiamo ottenuto quella nel Mar Nero. Possiamo farlo, i partner sanno ciò di cui abbiamo bisogno e in che quantità. Ciò permetterebbe progressi sul terreno. Due giorni fa abbiamo provato che possiamo colpire aerei russi che non erano stati abbattuti finora. […] Ogni riduzione della pressione sull’aggressore aggiunge anni alla guerra, ma ogni investimento nella fiducia dei difensori accorcia il conflitto. […] Putin con i suoi alleati ha rubato tredici anni di pace al mondo intero. Ѐ ora di sconfiggere il predatore».

Ѐ possibile restare insensibili al cospetto di appelli così accorati? Ѐ possibile restare insensibili guardando i soldati ucraini che affrontano la morte col sorriso sulle labbra, combattendo “anche” per difendere la nostra libertà? Guardateli, i filmati e le foto che quotidianamente ukrainiansquad pubblica sul social media  “X” e provate a mettervi nei panni di quegli uomini e di quelle donne mentre “ci fissano” con un sorriso che stordisce (o dovrebbe stordire), quasi come se volessero dirci: «Non vi preoccupate, vi capiamo se non avete il coraggio di darci una mano… noi siamo pronti a morire anche per voi».

I “limiti” etici e culturali della società americana sono stati sviscerati in tantissimi pregevoli saggi e non è il caso, quindi, di perdere troppo tempo su un argomento che non può rivelarci nulla di nuovo: in virtù di quei limiti, salvo un miracolo che diventa sempre più improbabile, a novembre avremo alla Casa Bianca un uomo capace solo di procurare disastri al mondo intero.

Concentriamoci sull’Europa, pertanto, vecchia baldracca che ha puttaneggiato in tutti i bordelli contraendo le peggiori infezioni, quasi tutte culminanti in -ismo, ma che resta pur sempre “casa nostra”, la patria comune, ancorché vessata e avvilita da quelle stupide e ataviche divisioni che un dì indussero il grande poeta Paul Valery ad affermare: «Questi meschini europei hanno preferito logorarsi in lotte intestine, invece di assumere nel mondo il grande ruolo che i Romani seppero assumersi e mantenere per secoli».

Ora sorvoliamo pure sull’eccessiva enfasi per “l’espansionismo romano”, ma cogliamo l’essenza del messaggio, che è rappresentata dall’incapacità di superare la deleteria vocazione “egoistica” (nazionalismo) e costruire una vera unione politica  che consenta di fungere da faro del mondo, mettendo in riga tanto quegli USA sempre meno importanti e influenti nello scenario globale (e intenti ad accentuare questo aspetto, come ben traspare dalle intenzioni della maggioranza degli statunitensi) quanto coloro che non vedono l’ora di sostituirli in quel ruolo egemonico che spetterebbe a noi europei, sol che fossimo capaci di esercitarlo.

Ѐ evidente, tanto per restare con i piedi per terra, che attualmente non vi è “sufficiente tempo” per correre ai ripari, perché gli Stati Uniti d’Europa non si formano dall’oggi al domani. Ma vivaddio, vogliamo almeno darci una mossa per non vivere “questo tempo” nell’infamia più assoluta?  Gran Bretagna e USA si stanno “ancora” facendo carico del più concreto sostegno all’Ucraina, ma proprio in virtù di quel sostegno, utile ma non sufficiente, paradossalmente si generano i presupposti per il continuo massacro di tanti giovani soldati, che devono centellinare le azioni belliche (e le reazioni), facendo quotidianamente i conti con le limitate risorse.  Ha bisogno di aerei, Zelensky, e lo ha detto chiaramente a Davos. Ha bisogno di carri armati, di munizioni, di un “aiuto” più sostanzioso, “soprattutto” da noi europei.

Questo è ciò che chiede, senza spingersi oltre, perché è un uomo intelligente e, ben sapendo con chi abbia a che fare, non tira la corda più di tanto.

Dovremmo essere noi, pertanto, “ad andare oltre le sue richieste”, sia perché ciò è giusto sul piano “umano” sia per tutelare i nostri interessi. Quelle crepe che si vedono nella foto aumentano di dimensione giorno dopo giorno. Se non vogliamo che la diga sul fronte continentale crolli davvero, sappiamo ciò che si deve fare. E trovandoci a far bene, cerchiamo anche di far comprendere ai nostri alleati statunitensi che se crolla anche la diga dalla loro parte, saranno i primi a perire.

Lino Lavorgna

Ultimi pubblicati