A Barcellona proseguono le proteste dopo l’arresto del rapper comunista Pablo Hasél, reo di aver lanciato invettive alla Guardia Civil e alla Corona spagnola.
Nei giorni scorsi non si sono sedate le rivolte per le strade catalane. Tra sabato e domenica, ad esempio, per la sesta sera consecutiva migliaia di persone hanno marciato dalla stazione verso il centro.
Scene di guerriglia urbana, lancio di pietre e molteplici arresti: alla questione si aggiungono temi come la riforma del lavoro, oltre a slogan come autodeterminazione e pane, tetto e lavoro.
D’altronde tutto ciò non può che rappresentare la crisi sociale della Spagna, con i suoi giovani che vanno a scontrarsi con una giustizia non al passo coi tempi, scendendo in piazza con richieste reali e concrete.
La leadership socialista, invece, solo ora mette in moto proposte di riforma, pensando a una modifica del Codice penale che prevede la revisione dei reati legati alla libertà d’espressione.
Condannare alla reclusione per qualsiasi tipo di scorrettezza del linguaggio e dell’approccio verso le istituzioni sembra essere anacronistico stando alle richieste della piazza.
Alcuni manifestanti ripetono lo slogan Libertat, una libertà di espressione che con l’atto di condannare il giovane Hasél getta timore addosso a una generazione barcelonesa cresciuta già con il trauma storico dell’indipendentismo catalano e del conflitto con la Corona spagnola.
Tornando al rapper, Muerte a Los Borbones recita uno dei suoi brani, uno stile provocatorio, politicamente scorretto ma sicuramente molto sensibile a tematiche sociali. È scontato che quando si sbaglia si paga, quando si esagera con le parole ci si rende conto delle conseguenze, ma il carcere non può essere la soluzione.
A sostegno di ciò Jordi Juan, giornalista de La Vanguardia spagnola, pubblica una sua riflessione nella quale dichiara che «è importante che le persone che hanno un profilo pubblico stiano attente alle parole, ma la prigione è una punizione troppo severa.
Il problema è che la riforma (di cui sopra) non è arrivata in tempo per il cantante. Sarebbe bene che il governo spagnolo riuscisse a intervenire rapidamente».
Nel frattempo il sindacato studentesco ha già proclamato uno sciopero e mobilitazioni per l’8 marzo. Quest’anno oltre ad essere un giorno di lotta per las estudiantes, sarà un’occasione per stringersi ancora al fianco di Hasél.
Matteo Giacca
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