Come stabilito dall’ONU nel 1975, oggi non è la “festa della donna” bensì si parla di “giornata internazionale per i diritti delle donne”. L’impegno degli stati membri è quello di raggiungere uguaglianza di genere entro il 2030, stando all’Agenda, in cui si parla di uguaglianza di formazione qualitativa e di apprendimento continuo.
Il caso italiano per il momento dice altro, volendo utilizzare un eufemismo, si è ancora al di sotto delle aspettative. Secondo l’Eures, il numero di chiamate al 1522 è cresciuto del 72% tra marzo e ottobre 2020 rispetto all’anno precedente. Il MIUR sentenzia in ambito universitario, chiarendo che solo il 24% del personale docente universitario è di sesso femminile.
Solo un parlamentare su tre è donna, il tasso di femminicidio (112, contro i 111 dell’anno scorso) resta costante dopo una leggera diminuzione avvertita nel 2019.
In Italia il tasso di occupazione delle donne è uno dei più bassi in Europa, già prima della pandemia, nel 2019, si attestava intorno al 50,1% contro il 68% degli uomini.
A causa della crisi del covid il divario occupazionale aumenterà ulteriormente: nel terzo trimestre dello scorso anno “i dati rispetto al 2019 segnalano una diminuzione nel tasso di occupazione per gli individui tra i 15 e i 64 anni che è più marcata per le donne che per gli uomini, aumentando così di fatto il divario occupazionale di genere al 19%”, questi i dati provenienti dall’area Reward&Engagement di ODM Consulting.
Sempre da ODM Consulting esce fuori che “ciò segnala un progressivo indebolimento del mercato del lavoro femminile nel corso del 2020 e il conseguente rallentamento nel processo di riduzione del gender pay gap, specie per le classi di età più giovani”.
In ambito internazionale e comunitario il tema della gender equality da raggiungere e del gap da colmare restano centrali assieme a quello dello sviluppo sostenibile e dell’uscita dalla crisi pandemica. Tuttavia nella concretezza dei fatti, dati alla mano, l’obiettivo resta solo un’immagine sbiadita di quella che è la realtà dei fatti nel 2021.
Quanto può influire sulla gender equality il processo di crisi che chiamerà in causa il sistema economico internazionale? Si ritornerà a far ricadere le conseguenze di una crisi sulle donne? Si tornerà a parlare di licenziamenti al femminile? Si inizierà mai a prendere in considerazione figure femminili nella classe dirigente? Oggi, 8 marzo 2021, restano solo dei quesiti irrisolti.
Matteo Giacca
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.