E’ preparato solo con miele, mandorle e pistacchi (ovviamente siciliani)
Milano, 24 gen. (askanews) – Il torrone di Caltanissetta è il primo Presidio Slow Food del 2023. Secondo quanto prevede il Disciplinare di produzione adottato dai quattro produttori che aderiscono al Presidio, questo torrone viene preparato solo con miele, mandorle e pistacchi rigorosamente siciliani, senza zucchero, albumi né conservanti.
“Si tratta di tre ingredienti caratteristici del nostro territorio” ha spiegato la referente Slow Food del neonato Presidio, Stefania Fontanazza, ricordando che “il mandorlo e il pistacchio sono due coltivazioni piuttosto diffuse: se il primo, negli ultimi anni, ha vissuto un periodo di crescita in termini di ettari, del secondo non c’è soltanto quello famosissimo di Bronte, ma più vicino a noi c’è quello di Raffadali, in provincia di Agrigento. E poi – ha concluso – c’è il miele, un millefiori con una percentuale significativa di sulla e achillea, due essenze della nostra zona”. Il torrone di Caltanissetta viene prodotto e commercializzato tutto l’anno
L’altra caratteristica che distingue il torrone di Caltanissetta da molti altri è il processo di preparazione: “Un procedimento lungo, più che complicato che abbiamo volutamente mantenuto identico a quello di oltre un secolo fa” ha aggiunto il referente dei produttori, Claudio Nitro, sottolineando che “il miele viene fatto cuocere a fuoco bassissimo per almeno otto ore nella cosiddetta quadara, cioè un grande calderone di rame e poi, quando il miele entra in cottura e l’umidità è evaporata, incorporiamo mandorle e pistacchi in precedenza leggermente tostati”. Poi, ha continuato Nitro, precisando che “l’impasto, chiamato massa, viene posto in telai di legno e in un secondo momento, prima che si raffreddi completamente, tagliato nelle caratteristiche stecche”. Un lavoro che richiede pazienza, cura e notevoli abilità, per far sì che l’impasto non si attacchi al mattarello e che il torrone non si spezzi al momento di tagliarlo nelle pezzature desiderate.
“Per assicurare un futuro al torrone di Caltanissetta, la cui storia lunga oltre un secolo e mezzo rischia di interrompersi a causa della diffusione di prodotti ottenuti in modo industriale, non è però sufficiente che ci siano maestri torronai in grado di tramandare la ricetta” ha spiegato Slow Food, evidenziando che “occorre che si sviluppi una filiera che coinvolga apicoltori, coltivatori, artigiani e trasformatori”. “La nostra volontà – ha concluso Fontanazza – è creare un gruppo di fornitori di materie prime garantito e stimolato a dar seguito a una produzione con determinati standard di qualità: per farlo, dobbiamo far conoscere il torrone nisseno e la sua autentica ricetta”.
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