“Anno nuovo, vita nuova”. Mai come in questi primi giorni del 2021 in cui si auspica un cambiamento, l’espressione sembra meno scontata. Guardare all’anno appena concluso e comprenderne la sua eccezionalità, induce a una riflessione sui cambiamenti inevitabili introdotti nella quotidianità di ciascuno. Abitudini, comportamenti, proiezioni, certezze, stili di vita, libertà personali, attività: la lista degli stravolgimenti di un progresso lineare considerato inarrestabile, è in continuo aggiornamento. Il 2020 è stato il tempo delle privazioni, delle rinunce coatte, della virtualità che azzera il tangibile, della solitudine casalinga, delle strade deserte, degli oggetti prima visti solo nelle corsie ospedaliere, delle mascherine chirurgiche, i guanti in lattice e i prodotti sterilizzanti.
Difficile prevedere come sarà raccontata nei libri di storia alle generazioni future questa pandemia o quale mondo consegnerà, di certo un’indicazione può arrivare dalla rete, specchio del cambiamento epocale. Le ricerche condotte suo web, o surplus comportamentale come lo definiva la sociologa americana Shoshana Zuboff, marcano le identità virtuali, lasciano informazioni indelebili sugli utenti, come un dna individuale che non può essere cancellato.
È la parola Covid e tutto ciò a essa connesso, a dominare sul motore di Google dall’inizio dell’emergenza sanitaria, compresi termini come Dpcm, smart working, lockdown, indice di contagio, cluster, immunità di gregge, focolaio di infezione, congiunti, tamponi. Perché la lingua è un processo in divenire, riflette i cambiamenti sociali, le contaminazioni, i neologismi, le acquisizioni da altre lingue e la vita di una comunità.
Ogni anno perciò vengono inseriti in vocabolario nuovo termini e significati dal mondo della politica, della cultura, dell’economia, dei mass media, della televisione, della finanza, della medicina. Succede per il Devoto-Oli, dizionario della lingua italiana dal 1971, che ha introdotto duemila parole di uso comune, molte legate alla pandemia, e per la Treccani che pur non avendo cadenza annuale per l’aggiornamento cartaceo dei vocaboli, affida al web i nuovi vocaboli Covid-19.
Tra queste figura la lista delle dieci parole del Coronavirus dell’Istituto Superiore di Sanità, che annovera termini come batterio e paziente zero, e le “Parole oltre la pandemia” come infodemia, con una serie riflessioni sulla ripresa che incrociano antropologia, scienza e comunicazione.
C’è chi ha provato a tradurre il nuovo mondo consegnatoci dal virus , ma è sempre la rete più di ogni altro strumento il teatro di parodie, calembour, meme e tormentoni. Si può perfino riassumere il 2020 in cinque minuti come hanno fatto i gemelli vignettisti Daniele e Davide Ratti, in arte Dan e Dav , che nel loro “Tutto il 2020 in un cartoon” tracciano un resoconto dettagliato attraverso simboli e animazioni.
Dalla corsa agli scaffali dei supermercati, al bollettino giornaliero dei numeri di malati, dal collasso degli ospedali, alla didattica on line. Senza dimenticare che è stato anche l’anno dei grandi addii a Maradona, Sean Connery, Kobe Bryant, Gigi Proietti, Ennio Morricone, Ezio Bosso.
Marita Langella
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