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Gli auguri pasquali di Zelensky agli europei…

(Se avesse tempo li scriverebbe più o meno così)

 

Cari europei,

innanzitutto voglio scusarmi per esserci fatti invadere dalla Russia. So che la cosa vi procura dei fastidi, come dice la  combattiva europarlamentare italiana Donato, e comprendo le lamentele che leggo sui vostri social, tipo: «dopo la pandemia ci mancava solo la guerra». Vi assicuro che essere bombardati ogni giorno procura qualche fastidio anche a noi.

Vi confesso che imparo tantissime cose quando i vostri intellettuali criticano aspramente i miei messaggi per espressioni ritenute fuori luogo. Spero possa costituire un’attenuante il fatto che in questo momento sia l’uomo politico più sotto pressione del Pianeta. Oltre al piccolo disagio costituito dal sistematico e ignobile massacro del mio popolo, infatti, dormo tre ore per notte, e non sempre, dovendo fare attenzione alle bande di ceceni e di altri mercenari assortiti che muoiono dalla voglia di farmi la pelle. Ogni santo giorno, poi, devo pensare a come elemosinare aiuti per i miei cittadini senza irritarvi troppo.

Mi scuso se, data la mia inesperienza, ho osato chiedere una no-fly zone e faccio appello alla vostra umana comprensione: quando ogni giorno ti arrivano notizie di donne stuprate, civili uccisi con un colpo alla testa, bambini che muoiono per mancanza di cure o sotto le bombe e città assediate con gli abitanti che muoiono di fame (muoiono proprio; l’espressione non è idiomatica) uno può anche perdere la testa. Per fortuna, però, ci siete voi che mi ricordate ogni momento che vedere il proprio popolo massacrato non è una buona ragione per rompere le scatole al prossimo e che l’espressione “ama il prossimo tuo come te stesso” è solo una favoletta che si racconta ai bambini negli anni del catechismo e che già dalle medie va sostituita con un’altra espressione, resa famosa da un simpatico ex parlamentare italiano: “Fatti i cazzi tuoi”.

Un po’ per i pressanti impegni e un po’ per la difficoltà oggettiva di percepire i vostri ragionamenti, non ho capito bene l’automatismo in virtù del quale scoppierebbe la guerra nucleare  sol che mi mandaste qualche carro armato decente, un po’ di armi che non assomiglino a quelle dei musei sulle guerre del passato e se qualche vostro pilota volontario venisse a darci una mano. Ma siccome voi sapete tutto e io sono un povero guitto, sarò io che sbaglio. Dal vostro punto di vista, poi, sicuramente pecco di pessimismo quando sostengo che, se ritenete normale rinunciare a difendersi da una colossale e sanguinosa invasione per non innervosire un dittatore, vedo un futuro piuttosto cupo per tutti. Dopo tutto, penserete, uno lavora tanto per diventare dittatore e gli si vuole pure negare lo sfizio di invadere un Paese limitrofo? Capisco perfettamente il vostro punto di vista. E poi è così carino con quel suo cappotto italo-francese da 13mila euro, mentre io non incanto nessuno con le modeste magliette verdi di dieci euro comprate al mercato. Scusatemi, per questo mio pessimismo ingiustificato. 

Mi scuso in particolar modo con un altro italiano, l’eccellente prof. Orsini, per l’eccessiva veemenza con cui noi ucraini ci stiamo difendendo invece di arrenderci. Mi dicono che sia tanto preoccupato per i nostri bambini. Giuro che lo siamo anche noi. Purtroppo siamo persone semplici e non riusciamo a comprendere la “complessità” di cui lui parla, in virtù della quale rispondendo con i sorrisi alle cannonate riusciremmo a salvare la vita dei nostri bambini. Noi, invece, molto più semplicemente, pensiamo di difenderli proprio combattendo: saremo dei bifolchi ma proviamo  istintivo fastidio al solo pensiero di farli crescerli sotto una dittatura, dopo aver assaporato non certo da molto tempo il dolce sapore della Libertà.

Mi rendo conto, come sottolinea il bravissimo giornalista Antonio Padellaro, che resistendo ai simpaticissimi fratelli russi creo dei problemi a voi e agli americani, che sono prigioniero del mio eroismo e che senza di me la cosa si sarebbe potuta accomodare. Altri, però, sempre dalle vostre parti, sostengono il contrario, cioè che Biden ha tutto da guadagnare da questa guerra e che io sono un suo fantoccio. Cortesemente, potreste fare un summit, mettervi d’accordo sulle mie effettive colpe e comunicarmi l’esito? Non vi nascondo che sono curioso.

Un grazie di cuore per come state accogliendo i nostri profughi: mi vengono le lacrime agli occhi al solo pensiero. Certo, un altro coltissimo intellettuale italiano, Luciano Canfora, giustamente venerato essendo un’intelligenza superiore, non ritiene che siano milioni perché la sua esperienza è tale da non consentirgli di credere a ciò che viene mostrato con immagini eloquenti e con le testimonianze dirette rese proprio da chi sia fuggito a gambe levate dal Paese in fiamme.  Può darsi che abbia ragione lui e che io stesso stia prendendo un abbaglio. Fossero anche poche decine, comunque, grazie lo stesso per il vostro buon cuore. Non vi nascondo che, quando i miei collaboratori mi danno il resoconto di ciò che viene discusso nei vostri talk-show, affollati di persone che si affannano a sostenere che in guerra la prima vittima sia la verità, non so se piangere o ridere. Dite pure ai dubbiosi sui crimini di guerra perpetrati dai russi, tipo Freccero, Capuozzo, Paragone (Italiani anche loro! Non so spiegarmi perché in quel Paese ricco di bravissime persone siano i più fuori di testa ad avere  tanto spazio mediatico, nonostante di analisti ragionevoli ve ne siano non pochi) che, se vogliono, possono farsi una passeggiata in Ucraina e organizzerò per loro un bellissimo tour turistico tra le città in macerie, le fosse comuni, le strade lastricate di cadaveri. Magari grazie ai buoni rapporti con gli invasori riusciranno ad entrare a Mariuopol, cosa impedita anche alla Croce Rossa, e rendersi conto che da molti giorni 150.000 civili sono senza cibo, acqua, medicinali ed elettricità. Facciano in fretta, però, perché lì i miei connazionali stanno morendo come mosche tra le macerie e la cifra indicata si assottiglia vertiginosamente, giorno dopo giorno.

Siete davvero fantastici quando iniziate i vostri discorsi con la frase “premettendo che Putin sia l’invasore di uno Stato sovrano”, per poi continuare per ore e ore a parlare male di noi ucraini e della “volontà aggressiva della Nato”. Noi sempliciotti abbiamo molto da imparare da voi analisti complessi e intelligenti, ma, perdonatemi, ricordo male o la Nato è un’organizzazione “difensiva” che non si sognerebbe nemmeno nella notte di Halloween di invadere uno Stato confinante e che siete voi a dover temere la Russia e non viceversa?

Non ho capito bene la vignetta di Vauro (un altro italiano reso famoso dai media!!!)  che rivendica il diritto di dire che gli sto sui coglioni. Ma chi glielo nega questo diritto? Non è buffo, e anche da cretini, avendo la massima libertà di parola e di dire castronerie senza doverne dare conto a nessuno,  lamentarvi continuamente di essere censurati? Avete minimamente l’idea di cosa significhi “censura?” No? Ci vuole poco a comprenderne l’essenza: vi basta andare qualche giorno in Russia e provare a dire che Putin ha scatenato una “guerra”, che è un dittatore e che l’Ucraina è uno Stato sovrano col pieno diritto di essere arbitro del proprio destino. Prima di partire, però, non dimenticate di mettere in valigia l’abbigliamento delle escursioni in alta montagna. Trascorrere quindici anni in una prigione siberiana non è uno scherzo, soprattutto per chi fosse abituato a vivere in case iper riscaldate d’inverno e trasformate in celle frigorifere d’estate e pur di non rinunciare a questi privilegi è pronto a vedere l’Ucraina cancellata dalla carta geografica. È proprio vero! Devo ancora prendere dimestichezza con i meccanismi dell’umorismo occidentale!

Un salutone alla famosa associazione italiana ANPI che, graziosamente, non ha mai accusato noi ucraini per la guerra ma ha sempre conservato una perfetta equidistanza, senza però sognarsi minimamente di “accusare” Putin di averla scatenata. Sarebbe bello sapere come pensino sia scoppiata. Per sbaglio? Per gioco? Chissà… ma forse tutto si riconduce a quella complessità che a noi sfugge.

Un bacione a quella preparatissima professoressa il cui cognome rimanda a un famoso condottiero dell’antica Roma, insieme con le nostre scuse. Non sapevamo che la parola “Resistenza” fosse un marchio depositato: non la useremo più, lo prometto. I nostri avvocati, però, ci hanno detto che possiamo usare il verbo “resistere” e ciò ci riempie di gioia.

Un ultimo ringraziamento agli analisti che indicano, come valida soluzione per giungere al “cessate il fuoco”, una trattativa di pace! “Grazie ar cazzo, non ci avevamo pensato!” ha esclamato un mio collaboratore con radici romane. Perdonatelo: è un sempliciotto.

Vi lascio con una bella frase che qualcuno di cui ora non ricordo il nome ha scritto sul social Facebook, anche se intrisa di chiari sentori retorici:  «Se i russi smettono di combattere finisce la guerra; se gli ucraini smettono di combattere finisce l’Ucraina».

Rinnovo le scuse, pertanto, se cerco di mantenere alto l’umore del mio popolo massacrato dalle bombe con qualche frase retorica di troppo, che sicuramente vi annoia e v’infastidisce. Magari potreste suggerirmene voi qualcuna più efficace e soprattutto gradita. Siete così bravi a parlare! 

Più di ogni altra cosa, però,  vi chiedo di non abbandonare il mio popolo solo perché vi sto sulle palle, non vi è piaciuta la fiction che ho interpretato prima di diventare presidente e uso un linguaggio con continui riferimenti a quei valori che so bene vi fanno venire l’orticaria. Se non vi sono simpatico, non punite per questo il mio popolo. Io ce la metto tutta per difenderlo e per cercare di conquistare la vostra stima e il vostro affetto, anche se mi rendo conto che non è facile. Anche a buttarla sulla pura simpatia, tuttavia,  davvero quello che sta al Cremlino vi sta così simpatico da farvi perdere la testa e indurvi a ragionare alla fringuello di cane? Mah!

Un caro saluto e tanti auguri di Buona Pasqua, senza invidia per voi che potete trascorrerla in armonia con le vostre famiglie, magari in qualche bel posticino ameno scelto tra i tanti di quella bella Europa della quale anche noi, un giorno, vorremmo far parte con piena dignità. Se non vi costa troppa fatica, mandatemi almeno una cartolina: non servirà a fermare i carri armati ma mi farà sentire meno solo.
Ora scusatemi, ma devo correre a organizzare la resistenza… pardon… a organizzare la difesa dei territori sotto attacco, dove i russi, per accontentare un altro simpaticissimo giornalista italiano, Vittorio Feltri, vorrebbero trasformarci “in polpette”. Davvero non abbiamo alcuna voglia di accontentare né loro né Feltri.  

Sinceramente vostro,

Volodymyr Zelensky

                                                                                              Lino Lavorgna

(Questa lettera è stata elaborata partendo da uno spunto reperito in rete. Autore ignoto)

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