Milano, 24 gen. (askanews) – “It’s Photography, Stupid!” è un programma che esplora gli sterminati confini della fotografia contemporanea attraverso il lavoro di artisti laureati nel Master di Fotografia dell’École cantonale d’art de Lausanne – ECAL. A ospitarlo è lo spazio SPBH Space Milano, un laboratorio, una galleria e un centro di aggregazione creato da Self Publish, Be Happy. Attraverso un programma di installazioni, workshop, conferenze ed eventi, SPBH Space promuove la sperimentazione, la collaborazione e la contaminazione tra arte, moda e design a livello locale e internazionale.
Con una serie di installazioni, proiezioni e conferenze il pubblico verrà coinvolto, provocato e invitato a (ri)considerare cosa sia la fotografia nell’epoca dei modelli 3D, dei social media e dell’intelligenza artificiale.
Una scultura cinetica site specific dell’artista tedesco Clemens Fischer aprirà il programma e inaugurerà lo spazio giovedì 26 gennaio 2023.
L’enorme macchina che cerca, senza successo, di catturare immagini di se stessa e dello spazio-pubblico in un loop frustrante senza fine è un bric-à-brac di sistemi come telecamere di sorveglianza e schermi al plasma. Comicamente provocatoria, la scultura sfida il pubblico a valutare la propria riverenza e la propria paura nei confronti della tecnologia. Il monolite di Fischer è un totem fotografico da venerare e da ridicolizzare.
Giovedì 9 marzo toccherà ad Augustin Lignier occupare SPBH Space. Lo farà con una grande scatola bianca di 2.5 x 2.5 x 2.5 metri, illuminata con dieci file di neon appese alla parete superiore. Al centro di essa, un plinto bianco sostiene un grosso libro – anch’esso bianco – che raccoglie 3000 autoritratti scattati dall’artista francese in due mesi (50 al giorno), nella primavera del 2022. Queste le uniche regole autoimposte per la realizzazione delle immagini: “Sono all’interno della scatola, sono vestito di bianco, sono scalzo e devo rilasciare l’otturatore da solo”.
Questi autoritratti giocosi e a tratti inquietanti, omaggio al lavoro di artisti performativi degli anni ’70 come Vito Acconci e Bruce Nauman, sono un crudele monito della nostra costante ed estenuante compulsione ad utilizzare la fotografia per dimostrare la nostra esistenza.
Il programma It’s Photography, Stupid! prevede anche le proiezioni dei cortometraggi di Nikolai Frerichs e Alessia Gunawan, che esplorano rispettivamente i temi dell’amore e dell’identità nazionale. Utilizzando una serie di strumenti visivi come CGI, filmati di repertorio, e immagini generate con lintelligenza artificiale, entrambe le opere sono un commento distopico sul nostro stile di vita e su come la tecnologia lo modella.
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