Cade in appello l’accusa contro due poliziotti condannati in primo grado
NAPOLI – Dopo nove lunghi anni di processo, si chiude con un’assoluzione piena la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti due poliziotti, accusati di reati gravissimi: falso in atto pubblico, simulazione di reato, danneggiamento di un’auto di servizio e porto illegale di arma da fuoco.
I fatti risalgono al 2016, ma solo oggi, grazie all’intervento della Corte d’Appello di Napoli – Quinta sezione penale – è stata ristabilita la verità: “il fatto non sussiste”.
In primo grado, il Tribunale di Napoli Nord aveva inflitto una condanna esemplare: 4 anni e 6 mesi di reclusione e 13.500 euro di multa per ciascun imputato. Una sentenza che fece molto discutere e che, a detta della difesa, poggiava su una ricostruzione “pindarica e improbabile” dei fatti.
A cambiare il corso del processo è stata l’azione decisa della difesa, in particolare dell’avvocato Silvio Piantanida (nella foto in basso), che ha chiesto e ottenuto in appello la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, puntando su due elementi fondamentali: l’integrazione di alcune testimonianze non escusse in primo grado e, soprattutto, una perizia balistica condotta dall’ingegner Lima, destinata a smontare l’impianto accusatorio.
Secondo la sentenza di primo grado, la dinamica dei fatti non sarebbe combaciata con il verbale redatto dagli agenti e con i colpi d’arma da fuoco esplosi, ipotizzando così una simulazione della sparatoria orchestrata dai due imputati.
Ma la nuova perizia, condotta con metodo scientifico, ha smentito questa ricostruzione: i colpi erano compatibili con la versione fornita dai poliziotti, e non vi erano elementi per sostenere una messinscena.
Una svolta determinante, che ha trovato accoglimento anche da parte del Procuratore Generale, il quale, nella sua requisitoria, ha chiesto l’assoluzione per entrambi gli agenti.
La Corte, dopo l’approfondita discussione dei tre difensori – Silvio Piantanida, Giampaolo Galloro e Fabio Carbonelli – ha accolto in pieno le tesi difensive, assolvendo gli imputati con formula piena.
Una vicenda giudiziaria lunga e dolorosa, che ha tenuto con il fiato sospeso i due agenti dal 2016. Un processo che, ancora una volta, pone l’accento sull’importanza del principio del giusto processo, della centralità delle prove e della correttezza del contraddittorio.
“Abbiamo creduto fin dal primo giorno nell’innocenza dei nostri assistiti – ha dichiarato l’avvocato Piantanida – e alla fine la verità è emersa.
Ma non possiamo dimenticare che queste persone hanno vissuto per quasi un decennio con l’ombra di un’accusa infamante, con tutto ciò che ne deriva sul piano umano e professionale”.
Con la pronuncia della Corte d’Appello di Napoli, si chiude finalmente una pagina amara, ma anche un monito su quanto sia delicato il compito della giustizia. La parola fine è stata scritta con chiarezza: nessun reato è stato commesso. Il fatto non sussiste.

